Le dimissioni di Romano Prodi, dopo il "cinque di picche" dei senatori sul voto in politica estera, autorizza a un bilancio di un anno di governo sul tema dei diritti umani e civili, indipendentemente da come si evolverà la situazione nelle prossime ore.
Le ingenti somme stanziate dalla Finanziaria per spese belliche e finanziamento delle missioni di "peacekeeping" in Iraq, Afghanistan e Libano hanno comportato tagli su numerosi settori della spesa pubblica, tra cui il taglio sulla cooperazione internazionale minacciato ma poi ritirato. Gli interessi economici e il prestigio internazionale sono stati il principale movente della politica estera, come dimostrano la spartizione da parte dell' ENI del petrolio iraqueno (si pensi anche alla drammatica vicenda dei tecnici rapiti in Darfur), la corsa con gli altri stati all'invio e al comando della missione UNIFIL in Libano, l'indifferenza per gli scopi militari dichiarati e l'impatto ambientale della base di Vicenza.
Rimanendo sul fronte ambientale, nonostante le recenti iniziative sul risparmio energetico e il fatto che le liberalizzazioni non abbiano toccato i beni di grande consumo come l'acqua, l'esecutivo è andato avanti sulla strada delle "grandi opere", come TAV e MOSE, di utilità discutibile e ma di danno ambientale non indifferente.
Non sono mancati tuttavia gli appelli a una soluzione politica e non militare dei recenti conflitti in corso nel mondo e una politica estera più coraggiosa della precedente nel criticare l'unilateralismo statunitense (come in occasione del bombardamento della Nigeria); importanti inoltre i viaggi diplomatici in Africa (l'Italia è l'unico stato a essersene interessato) e in India, con il richiamo del premier a Gandhi, e l'impegno contro la pena di morte.
Sul fronte dei diritti sono state perlomeno discusse le questioni delle unioni civili, dell'eutanasia e denunciate le violazioni del diritto nei C. P. T. per immigrati.
La caduta di un governo proprio su questioni riguardanti il tema della guerra, insieme alla decadenza di Blair a causa dell'invio delle truppe in Iraq e di Bush per il vietnam iraqueno, mostrano come la ricerca di una soluzione non militare ai problemi internazionali sia una necessità non solo legata ai diritti umani, ma anche nell'interesse della stabilità di ogni governo.
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