venerdì 24 novembre 2006

PER LA PACE #5: GLI STATI UNITI...DELLA COOPERAZIONE

Il taglio del 10% ai fondi alla cooperazione (ovvero di 48 milioni di euro, che avrebbero ridotto i fondi per lotta alla povertà e sviluppo dei paesi poveri da 600 milioni di euro a 552, meno della Finanziaria 2006), minacciato dall'articolo 53 della finanziaria 2007, unito al recente scandalo dell'8 per mille destinato a finanziare la guerra in Iraq nella precedente legislatura (vedi post 11 novembre) e delle ingenti spese militari questa Finanziaria, avevano gettato un ombra sul destino degli aiuti ai paesi poveri da parte dell'Italia.
Ma le critiche sollevate a questi propositi dalle ONG, tra cui la Cocis, ha portato il governo a ridare il finanziamento promesso prima del minacciato taglio. E' stato sull'onda di questa vittoria che gli Stati Generali della Solidarietà e della Cooperazione Internazionale, che hanno raggruppato, dal 22 al 24 novembre, decine di ONG e associazioni del settore, si sono svolti nella soddisfazione generale, ma con riserva.
I punti trattati sono stati la necessità della riduzione delle spese militari, dell' investimento sui paesi in via di sviluppo con la cancellazione del debito e di una rinnovata attenzione a diritti umani e "politiche di genere".
Infatti, partendo dalla constatazione del “fallimento delle politiche di sviluppo e di aiuto pubblico” dimostrati dall' “impossibilità di raggiungere nei tempi previsti gli obiettivi del Millennio” (posti dalle Nazioni Unite, tra cui quello di dimezzare il numero dei denutriti entro il 2015, vedi post 12 novembre), gli Stati Generali hanno posto la necessità di un cambiamento in vista di una “nuova politica di solidarietà e di relazioni comunitarie internazionali" che affermi la centralità di "esseri umani e diritti”. L'auspicio, per il raggiungimento di questi obiettivi, è di arrivare in Italia allo 0,7 % del Pil devoluto alla cooperazione internazionale, ben quindi al di sopra della percentuale attualmente devoluta, pari allo 0,1%. Ma l'aumento dei fondi, se poi è direzionato "interventi a sostegno di operazioni militari o di penetrazione commerciale”, come nel caso del sopracitato 8 per mille, è inutile oltre che ingiusto. Tuttavia l'ostacolo non è solo di mancanza di fondi, ma - come emerge dalle parole delle ONG- sopratutto il “modello di consumo e di sviluppo”, di cui è necessaria una revisione, al fine di evitare l’esaurimento progressivo delle risorse che, oltre a essere dannoso in sè perchè toglie un possesso che dovrebbe essere gestito in comune, crea lo sfondo di conflitti (vedi post 15 novembre) .
E il cambiamento non può che partire da una diversa considerazione sociale, passando quindi alle “comunità locali” al posto della " società civile", a donne come “soggetti” e non solo "categoria di genere”, a una “sovranità alimentare” al posto di una "sicurezza alimentare" e al rovesciamento dei concetti di "donatore" e "beneficiario", perchè, come afferma Raffaella Chiodo, vicepresidente del Comune di Roma, "È evidente che chi ha sempre "donato" di più in termini di uomini, risorse e patrimonio ambientale non è l'Occidente ricco, ma l'Africa": quindi " cambiare i termini significa entrare nel merito e dunque mutare ottica. Il debito? Non solo azzerarlo, ma intervenire sulle politiche commerciali ed economiche che lo producono”.
Il farsi sentire delle ONG, che ha impedito i minacciati tagli alla cooperazione, è un dato da non sottovalutare, che mette in luce come le organizzazioni impegnate nella pace e nello sviluppo dei paesi poveri non siano "solo figure di contorno" ma esponenti di un " dibattito rappresentativo e vanno dunque presi in seria considerazione”, a cui non può che accompagnarsi quindi, a livello di leggi, un loro riconoscimento, con la conseguente maggiore attenzione alle politiche di sviluppo.
Il titolo emblematico del seminario previsto per oggi, "Disarmo e Povertà: commercio e produzione delle armi fattore determinate per alimentare conflitti e povertà" cui partecipano Rete Italiana disarmo, Rete Lilliput, Pax Christi, Archivio Disarmo, Amnesty International, Campagna Mine, ribadisce, ancora una volta, come ci sia una stretta correlazione tra disarmo, sviluppo economico, diritti e pace. Evitare la guerra non è eliminare preventivamente la minaccia, ma eliminare preventivamente le cause che ne fanno una minaccia, ovvero le disuguaglianze del tessuto sociale, ambientale ed economico in cui ognuno cresce.
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Fonti:
COSA POSSIAMO FARE:
  • A numerose ONG si può versare il 5 per mille nella dichiarazione dei redditi firmando nel riquadro "sostegno del volontariato, delle organizzazione non lucrative di utilità sociale, delle associazioni e fondazioni", con il codice fiscale che trovate nei siti delle ONG stesse;
  • gli Stati Generali della Cooperazione organizzano, per chi vive a Roma, il "Villaggio delle Comunità solidali", con stand, incontri, mostre e rassegne.

English Version (Abstract):

The Reunion of the NGO in Italy has expressed the necessity of the reduction of military expenses, investment in the poor countries and more attention to human rights. These objectives are caught up not only with more money to the international cooperation, but also changing to the social model of consumption and development, and eliminating the discriminations, why between peace and economic and social development there is one tightened tie.

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