domenica 12 novembre 2006

CHE STATE A FAO?

"Finisci la minestra! I bambini dell'Africa muoiono di fame". Ci si sarà sentiti dire parole del genere almeno una volta da bambini, o le si sarà pure dette, a prova che il legame Africa - morte di fame è oramai divenuto proverbiale, un clichè: ovvero un accostamento di fatti ricorrente, comunemente accettato, seppure magari riduttivo. Comunemente accettato. E' questo il punto. Il fatto sconvolgente non è più la percezione dell'Africa, o di qualsiasi altro paese, come continente povero, ma il fatto che il morire di fame sia metabolizzato immediatamente, senza un attimo di stupore, come quando si sente un fatto di cronaca che riesce, per la sua crudezza, a risvegliarci dal torpore, dall'assuefazione delle tragedie quotidiane. Desidero fare alcune brevi considerazioni, non per moralismo, ma per far se non altro dubitare che il morire di fame sia un fatto scontato, tragico sì, ma una fatalità, come un incidente o una malattia. A parziale giustificazione si potrebbe portare l'esclusione del fenomeno dalla cronaca, per natura attenta a riportare la morte solo se, violenta o nota, o per grandi numeri; quella immediata e notevole, che recepisci, ti colpisce e passa un attimo dopo, con la notizia successiva. Come togliere un cerotto. Ma morire di fame è un processo sì di grandi proporzioni, ma di ignoti, di paesi impronunciabili e sconosciuti, e soprattutto...lento. Il corpo umano è predisposto da milioni di anni per una resistenza alla fame e alla sete (seppur in maniera minore) notevole, grazie anche all’essere onnivoro proprio dell’uomo. È uno dei motivi per cui l’uomo non si è estinto nelle prime fasi della sua evoluzione, nonostante non dotato di artigli, o zanne o di velocità, o di pelo. Eppure la preistoria è passata ce l'abbiamo fatta. Dominiamo sugli altri esseri per natura meglio portati di noi alla sopravvivenza. Eppure...c’è chi muore di fame nel mondo. E non da un giorno all’altro. I nostri corpi sono fatti perlopiù di acqua. Eppure c’è chi muore di sete. La terra ricoperta per lo più da acqua. L’oceano è una vasta regione che, esulando dai confini territoriali limitrofi alle terre abitate, è terra di nessuno, con tutto quello che vi sta dentro, pesci conchiglie velieri e…acqua. Un breve dato, sconvolgente alla luce di queste considerazioni: nel paese più potente del mondo, le prime tre cause di morte per malattia, cardiopatia, cancro ed ictus celebrale sono tutte condizionate, in elevata percentuale, all'alimentazione: troppa, scorretta, o entrambi. (Fonte: http://www.pcrm.org). Insomma di fame si muore. Chi per eccesso…molti di più per difetto. Totale.
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Ci sono molti organismi internazionali che si occupano del problema, prima di tutto la FAO, ma anche PAM, IFAD e sempre di più esercita un influenza su queste questioni la Banca Mondiale. La FAO, food and agricolture organization, è un settore delle nazioni unite con sede a roma; e proprio a roma, nella conferenza mondiale del 1996, 185 paesi avevano preso l’impegno di ridurre il numero degli affamati (è questo uno dei Millenium development goals), 823 milioni, della metà entro il 2015: si arriverebbe quindi a un 10% su scala mondiale rispetto al 20% del decennio '90. Nella prima metà del decennio '90, si è raggiunta la cifra di 26 milioni di denutriti in meno. Ma nei primi anni del 2000 la situazione si è rovesciata: ogni anno gli affamati sono 4 milioni in più, che in rapporto all’aumento della popolazione modiale fa pensare a un risultato non pessimo ma, come scriveva Guglielmo Raggozzino in un articolo dedicato al tema (vedi Fonti), “è molto difficile sfamarsi con una percentuale". Al trend positivo di India Cina e America Latina si oppone quello dell'Africa Sub-sahariana, che nel 2015 ospiterà il 30% delle persone affamate, rispetto al 20% del 1990: oggi sono 206 milioni, 40 milioni in piu di 15 anni fa. Bene Mozambico e Ghana, promosse per la crescita dalla Banca Mondiale, più critica la situazione di Congo, Eritrea e Burundi. Sono questi i dati emersi dal rapporto del presidente FAO, Jacques Diouff, che sottolinea come il problema sia "non di mezzi, ma di tecniche di produzione": per il rilancio dei continenti colpiti dalla sottoalimentazione sarebbero necessari, da parte degli stati ricchi, programmi e soldi e come condizione per gli investimenti una buona organizzazione governo politico (si consideri che molti di questi stati sono dilaniati da guerre civili), rilanciare la produttività della piccola proprietà agricola (si pensi che il 50% di persone denutrite che vivono nei paesi in via di sviluppo sono agricoltori) tutele del commercio mondiale e un aumento del livello dell’aiuto pubblico allo sviluppo, l' ODA, al 0, 7 sul pil (quello italiano è sullo 0,1, decurtato dalle spese belliche, vedi post precedente).
Ma le cifre più importanti sono queste: ogni 3,6 secondi una persona muore di fame, perlopiù bambini sotto i 5 anni.
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COSA POSSIAMO FARE?
Non costa niente, ma farsi sentire è il minimo che si possa fare, come:
  • firmare la cartolina per sollecitare il rispetto degli impegni per il 2015 da parte dei governi sul sito di chestateafao;
  • sensibilizzare più persone possibili al problema, sui vostri blog o di persona;
  • indirizzare il 5 per mille della dichiarazione dei redditi a enti non profit come actionaid, firmando nel riquadro "sostegno del volontariato, delle organizzazione non lucrative di utilità sociale, delle associazioni e fondazioni", inserendo il codice fiscale di action aid 09 68 67 20 153;
  • fare un offerta, deducibile in sede di dichiarazione dei redditi.

Non costa nulla in fondo anche una di queste iniziative, sia in termini di denaro che di tempo.

"e chi abbia salvato la vita di un solo uomo, sarà come avesse salvato tutta l'umanità"

(Al-Mai'da, 5:32)

Fonti:

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English version (abstract):

The relationship of the FAO 2006 report says that the promises of the governments to reduce of 50% within 2015 the number of the undernourished people of the poor countries has not been respected; you are enough to think that every 3,6 seconds a child starves. What can we do? To finance actionaid or to sign the postcard of chestateafao (the links are above in the section "Fonti").

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