mercoledì 15 novembre 2006

PER LA PACE #2: WANGARI & IL "PIANTARE SPERANZE"

Dal 6 al 17 novembre il Kenia ospita il secondo meeting dei firmatari del Protocollo di Kyoto, cui si unisce la dodicesima sessione dei partecipanti alla Climate Change Convention. In occasione della sua partecipazione odierna, presso Nairobi, il segretario generale delle nazioni unite Kofi Annan ha dichiarato che "i cambi di clima stanno minacciando di frustrare gli sforzi di sradicamento di povertà, rendendo la prospettiva di raggiungere gli obiettivi del Development Millenium goals (vedi post 12 novembre) meno certi", ribadendo la necessità di pari attenzione ai cambiamenti climatici accanto al monopolio politico dedicato ad altri temi come conflitti e proliferazione del nucleare(Fonte: Press release della dichiarazioni di Kofi Annan) . A conclusione analoga è giunto uno studio di actionaid: le inondazioni conseguenti ai cambiamenti climatici, oltre a distruggere i raccolti, portano epidemie, determinando un altra causa di perdita economica con conseguente difficoltà ad uscire dallo stato di povertà.
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Il legame tra cambiamento climatico e sviluppo conferma l'idea per cui lo sconvolgimento dell'equilibrio di un ecosistema non nuoce solo alle interazioni reciproche tra elementi fisici (come avviene ad esempio nella catena alimentare) ma anche all'uomo, che da quel ecosistema trae fonte di sostentamento.
Caso emblematico ne è proprio il Kenia, la cui deforestazione avanzata ha portato, negli anni '70, a fenomeni quali l'erosione del suolo e la mancanza d'acqua, oltre che di legname, che determinarono conseguenze anche sul benessere delle popolazioni kenyote.

E' in questa situazione che all'inizio degli anni '70, una biologa keniota, Maathai Wangari, con l'aiuto di gruppi di donne del popolo, senza alcuna conoscenza in materia, inizia a ripiantare gli alberi. Il movimento si espande, fino a divenire ufficiale, assumendo come nome nel 1977 "Green Belt Movement", il movimento cintura verde. La sua opera ha ripiantatato finora tra i 30 e 40 milioni di alberi in tutta l'Africa, incontrando anche l'opposizione, talvolta violenta, del governo e delle forze speculanti sulla deforestazione.

Sarebbe tuttavia riduttivo confinare il l'azione di Maathai e del Green Belt Movement alla salvaguardia ambientale, come dimostra l'assegnazione del premio nobel alla biologa nel 2004. Che c'entrano gli alberi con la pace? Piantare alberi significa rifornire legname e acqua, essenziali per la popolazione e non solo: a fornire quest'opera per il sostentamento sono le donne, di cui perlopiù è composto il movimento; ciò significa emancipazione sociale ed economica.
Lo sviluppo ambientale diviene quindi anche sviluppo sociale ed economico, e anche qui sviluppo dal basso: ma sviluppo significa benessere e quindi pace. Le risorse naturali sono il movente di molti conflitti (si pensi come caso emblematico le risorse petrolifere iraquene): la minaccia della loro perdita, a causa di appropriazione altrui, degrado ambientale o esaurimento, comporta uno stato di tensione nelle popolazioni che da esse dipendono. La loro conservazione e la buona gestione delle risorse, l'accesso e scambio equo, sono i «colpi preventivi per salvaguardare la pace» nelle parole di Maathai Wangari: favorire la pace è favorirne le condizioni preventive: ma tra queste non ci può essere la guerra. "Si vis pacem, para bellum" , "se vuoi la pace, prepara la guerra" è giusto solo quando "il giusto è l'utile del più forte".
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The planting of trees is the planting of ideas. By starting with the simple act of planting a tree, we give hope to ourselves and to future generations.–Wangari Maathai
Fonti:

English version (abstract):

Kofi Annan, in his intervention in Nairobi on the climatic variations, has underlined the bond between climate and social development. It is example of it the "Green Belt Movement" of Maathai Wangari, a biologist that with other women has replanted in Kenya and in the whole Africa 40 million trees till now. Safeguard of the natural environment means in fact social and economic development and therefore peace: in fact many conflicts in the world are caused by the natural resources (think of iraqi oil). The maintenance, good management, exchanges and equitable access to the natural resources are the "preventive means", as Maathai says, for the peace.

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