Il 2006 termina con due scene emblematiche di morte. In entrambe all'assenza di pietà, perdono, pace, si affianca la presenza di troppe opinioni, repliche, esaltazioni e critiche. Di un audience mediatica che non distingue tra vita, morte e natiche. Eppure ancora una volta la scelta dovrebbe cadere sul silenzio dello stupore. Il restare senza parole di chi ha ancora la capacità di meravigliarsi, di non abituarsi. Gli anni passano, ma a giocare col salto della corda altrui sono sempre altri. E' questo che mostrano i due fatti delle ultime ore. E per chi è rimasto senza parole non resta che usare le immagini, ancora una volta, quelle di un Welby portato via dal suo letto da un Cristo in croce e le scene di altre corde, altri fili, quelli che legano le vite di soldati, civili, dittatori. E ancora una volta, i burattinai si contano sulle dita di una mano. Tutti col volto coperto, come il cappuccio del boia. O i prigionieri di Abu Ghraib.
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