Il vertice degli 8 governanti dei paesi più industrializzati, il G8, tenutosi in Germania la scorsa settimana, aveva come primo punto all'o.d.g. un impegno comune dei confronti della crisi climatica: l'obiettivo è dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 per diminuire di 2 gradi centigradi la temperatura terrestre. Il vertice, definito di fronte a Benedetto 16° da G. Bush "successful", ha portato, analogamente a quanto avvenne per il Protocollo di Kyoto, alla mancata disponibilità stratunitense nell'imporre un limite nelle emissioni dei gas serra. Un vertice giustamente successful per il Presidente americano, che, liquidato l'argomento clima, ha potuto concentrarsi sulla questione scudo spaziale con la Russia.
Tuttavia, al di là del mancato accordo, un dubbio sorge sulle iniziative che il G8 intende prendere. Si parla, oltre che della riduzione dei gas serra, di diversificazione delle fonti energetiche, solare, eolico, nucleare, e dell'introduzione degli agrocarburanti. La riduzione progressiva e ventura delle fonti energetiche fossili, a causa del modello economico vigente, fatto di crescita del PIL e consumo, ha già portato, oltre che disastri ambientali, uno stato di conflitto mondiale più o meno violento (si pensi -per citare due casi noti- allo sfruttamento petrolifero iraqueno e le minacce di Putin sul taglio del gas). La soluzione che si vorrebbe trovare è semplicemente sostituire le fonti energetiche, certo rinnovabili, ma inserite nello stesso sistema economico di consumo infinito.
Da questo punto di vista il G8 perde di vista la vera causa e quindi il vero rimedio dei problemi non solo ambientali, ma anche dello stato di tensione del pianeta, ovvero un sistema di crescita che assegna a una minoranza la stragrande percentuale delle risorse e penalizza la maggior parte della popolazione, che quelle risorse le ha (si pensi all'Africa).
Allora forse, dopo 300 anni di sviluppo, di un'idea di attività produttiva basata sulla crescita economica, che ha accomunato, pur nelle rispettive differenze, socialismo e liberismo, è ora di fare un bilancio e una previsione per il futuro. Pensando di contrapporre, al sistema di valori basato sulla crescita del PIL un sistema alternativo, la decrescita.
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