A pochi giorni dal Family day, manifestazione romana organizzata dalle associazione ecclesiali “contro ogni ipotesi legislativa di equiparazione delle coppie di fatto con la famiglia fondata sul matrimonio”, si sprecano le conferme di partecipazione del mondo politico, di chi c’entra talmente con la famiglia “tradizionale” da averne più d’una. Ad ogni azione una reazione: così accanto ai Don Abbondio della situazione, clericali per calcolo politico, ai “moderati” che si dimenticano che “il centro” è relativo a cosa si prende per estremo, ecco il manipolo di contromanifestanti “NO VAT”. Tra clericalismo e laicismo, pro famiglia uomo donna bambino e famiglia uomo uomo bambino ci sono quasi tutti, con un’unica assente: la famiglia. Perchè al Family day la famiglia vera, quella affetta dalla sindrome della “terza settimana” resterà a casa, lontana da ideologie, estranee ai suoi bisogni reali, che la tirano in ballo per lo più per fini strumentali.
Tra i due litiganti del Family day l’unica a non godere è proprio la protagonista, la famiglia, in bilico tra promesse fettine di “tesoretti“, di sconticini sulla prima casa, che vede ben lontana dalle proprie priorità l’attribuzione di “famiglia tradizionale” di “coppia di fatto” o di DiCo. Il Family day vuole affermare come “la priorità non sono i DiCo ma le politiche sulla famiglia” dimenticando forse che i DiCo stanziano sgravi fiscali per le coppie: ma forse qui più che le “politiche per la famiglia” sono in discussione la definizione di “famiglia” e le libertà personali, di credo e di scelta. Si accusano i DiCo di mettere in discussione la famiglia fondata sul matrimonio della Costituzione: ma forse proprio l’opposizione ai DiCo mette in discussione la Costituzione, almeno per la sua difesa dell’autodeterminazione dell’individuo e della sua libertà a professare opinioni, credi religiosi e scelte personali senza discriminazione.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento