martedì 9 gennaio 2007

TENDE ROSSE FRANCESI: Gli Enfants de Don Quichotte per il diritto alla casa

E' notizia di oggi l'assegnazione da parte del governo francese di 27.000 alloggi per i senza fissa dimora, dopo la protesta simbolica dell' associazione Médecins du Monde , che in un anno ha distribuito 400 tende ai senza tetto di Parigi, per salvarli dal freddo e dare visibilità al problema. A sensibilizzare l'opinione pubblica sulla condizione dei senza fissa dimora ha contribuito anche l'associazione Les Enfants de Don Quichotte che ha montato lungo il canale S. Martain 150 tende, occupate per la metà da veri senzatetto e per l'altra metà da francesi provvisti di casa. Una protesta resa necessaria, come afferma Le Monde, nell' "anno della crisi degli alloggi". Il problema della casa in Francia non riguarda solo i senzatetto, costretti a rifiutare l'alloggio nei centri di asilo, luoghi violenti e dove non è possibile la permanenza fissa, ma anche i cittadini comuni.
Nonostante le critiche all'iniziativa di Le Figarò, secondo cui gli alloggi ci sono e sarebbero altri i motivi per la protesta, Liberation parla di un "azione che ha saputo toccare la coscienza collettiva in un periodo dell’anno di consumismo sfrenato", cui fa eco Il Manifesto, definendo l'iniziativa "un nuovo modo di fare politica", data dalla mobilitazione di un intero paese mosso dall'indignazione grazie a poche persone.
Ma se "le tende non sono una soluzione ma la visibilità della mancanza di una soluzione" come ha dichiarato Didier Kussern, responsabile della sezione dedicata i senza dimora dell'associazione Emmaus, la soluzione per il lungo periodo sta nell'affrontare le cause del problema della mancanza di dimora, reinserendo nella società i senza fissa dimora, per cui si avanzano delle proposte, tra cui quella un Osservatorio nazionale sui senza dimora.
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Fonti e info:

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English abstract

Numerous French citizens, guided by the association Les Enfants de Don Quichotte, have slept in 200 tents along the channel S. Martain, in order to obtain a home for people living outside.

lunedì 8 gennaio 2007

LUCI ROSSE INDIANE: La banca per prostitute in India, tra sfruttamento di casta e crescita economica

L'India è una nazione in cui alla veloce crescita economica, superiore all'8%, si affiancano arretratezze nell'evoluzione dei diritti civili. Un inchiesta di The Indipendent denuncia lo sfruttamento subito dai bambini, impiegati come servitori domestici, nonostante l'entrata in vigore di una nuova legge, il Child Labour Act, dell'ottobre 2006, che vieta lo sfruttamento di minori al di sotto dei quattordici anni di eta’ come collaboratori domestici. Ma i pregiudizi di casta sopravvivono alla legge e alle pene in caso di sua violazione. Ai bambini viene così negato il diritto all'istruzione, con turni di lavoro di 18 ore al giorno e un salario che consente appena di sfamarsi. Alle percosse fisiche, si aggiungono le condizioni di disagio in cui sono costretti a vivere (vengono garantite solo due porzioni di riso al giorno, da consumare sul pavimento, mentre un bagno funge anche da camera da letto) per finire alle molestie sessuali e alle umiliazioni psicologiche per l'appartenenza di casta (i bambini vedono pulire gli oggetti per purificarli dal loro "impuro" contatto). E le denunce cadono nel vuoto, per corruzione o paura. Ma c'è un caso di conquista civile di un altra categoria che in India è esclusa dalla tutela dei diritti, le prostitute. In una società patrarcale le donne, tanto più se prostitute, non possono tenere denaro. Ma l'iniziativa di alcune di esse, che a Calcutta hanno iniziato a tenere e prestare denaro, ha portato alla fondazione, nel 1995, della Usha Multipurpose Cooperative Society, una banca per prostitute dove depositare o avere prestiti. Il successo di questa banca per nullatenenti, che conta 8000 soci e sta aprendo nuove filiali, è per molti aspetti simile alla Grameen Bank di Yunus. La banca infatti raccoglie a domicilio, e si rivolge ad altre prostitute garantendone un reddito e l'istruzione propria e dei figli, come la Grameen. La Usha ("alba") Society, fondata da una donna, prostituta, rappresenta un simbolo di riscatto economico e sociale e di emancipazione delle donne e delle minoranze nel mondo.
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Fonti e info:

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English Abstract

The foundation of the first bank for prostitutes in India represents a case of economic and social emancipation of the women in a country of economic increase but also of exploitation, as for example the slavery of children.

giovedì 4 gennaio 2007

L'ACQUA, IL PETROLIO DEL FUTURO

"Sull’acqua ci giochiamo tutto. Il problema non è più il petrolio. Al massimo entro 30 anni sarà finito e dovremo trovare altre fonti di energia". Sono queste le parole rilasciate in un intervista da Alex Zanotelli che evidenziano il crescente ruolo strategico dell'acqua. Infatti, nonostante la percezione comune di un bene illimitato, solo il 3% dell’acqua esistente al mondo è potabile, e di questo il 2,7% viene utilizzato dallla grande agricoltura industriale: 1 miliardo e 400 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e tra 20 anni saranno 3 miliardi, anche se le risorse idriche globali basterebbero a fornire acqua potabile all'intera popolazione mondiale. Un discorso analogo vale per i servizi igienico-sanitari di base, negati a 2,6 miliardi di persone nei paesi in via di sviluppo, dall'Africa sub-sahariana a Cina e l'India per finire al popolo palestinese. "Più sei povero, più ti costa l'acqua", come recita il rapporto del United Nations Development Programme, che sottolinea il circolo vizioso per cui la povertà comporta mancanza d'acqua che impedisce l'uscita dalla povertà. Nel mondo si muore sei volte più per la mancanza di acqua potabile che per conflitti armati, basti pensare che 2 milioni di bambini ogni anno muoiono per patologie legate a carenze idriche. E la mancanza d'acqua nuoce anche all'ambiente, come avviene in Messico.
Sulle risorse idriche mondiali si stanno infatti indirizzando gli interessi delle grandi multinazionali dell'acqua (Suez, Vivendi, RWE-Thames Water, Danone, Nestlè...) che fanno pressione sulla Commissione europea, sul Parlamento europeo e sul WTO, l’Organizzazione Mondiale per il Commercio, affinché l’acqua venga inclusa tra i servizi, ovvero diventi merce, sia liberalizzata. Ma sta avvenendo lo stesso anche in Italia, dove lo scorso 28 dicembre Catricalà, presidente dell’Autorità garante per la concorrenza e il Mercato (Antitrust), con una segnalazione inviata al Governo, chiede la liberalizzazione dell'acqua.
Zanotelli insiste che "È un intero sistema che va rivisto", per garantire a tutti soglie minime di accesso alle risorse idriche, pari a 50 litri gratuiti di acqua al giorno a testa, secondo il fabbisogno stabilito dalle organizzazioni mondiali. E' inoltre necessario un intervento della politica per l’ottimizzazione dei consumi.
Si è già visto come molti conflitti si giochino proprio sulle risorse naturali: la conservazione e la buona gestione delle risorse, l'accesso e scambio equo, sono i «colpi preventivi per salvaguardare la pace» nelle parole di Maathai Wangari.
Intanto ci sono il programma "Acqua per la vita"di Solidaria onlus per garantire ai paesi in via di sviluppo risorse idriche e la Campagna nazionale di raccolta firme "Acqua Pubblica", da sabato 13 gennaio in tutta Italia, perchè l'acqua sia e resti un bene pubblico, garantibile a tutti.
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Info e fonti:

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English abstract

Only 3% of the world-wide water are drinkable and in the world it more dies for water lack six times than for the wars. The water is a public good, that the multinationals of water want to privatize.