giovedì 14 giugno 2007

FINMECCANICA IN USA: il legame tra progresso economico e guerra

In queste ore il mercato e il Governo elogiano e approvano il successo di Finmeccanica, che è riuscita a vincere la concorrenza statunitense nella fornitura all'esercito e all'aeronautica militare americana di velivoli per i prossimi 1o anni. Un successo, dopo una fornitura analoga nel 2005, dovuta alla scelta di puntare su un mercato con "il budget per la difesa più alto al mondo" come afferma l'amministratore delegato di Finmeccanica. Nelle stesse ore, le agenzie di stampa registrano la protesta del generale della base militare di Vicenza, in seguito alle ultime contestazioni del movimento No dal Molin.
Le reazioni positive del mercato e del governo e quella negativa dei comandi statunitensi e del Presidente Prodi (che domani non si recherà alla conferenza internazionale di Padova per evitare la contestazione del movimento) nei confronti dell'opposizione a un'economia di guerra ricordano proprio il presunto vantaggio del Dal Molin di fornire "20000 posti di lavoro". Il circolo vizioso tra spese belliche e rilancio dell'economia e dell'occupazione (basti pensare all'aumento del PIL nello periodo di guerra) trova conferma anche in Italia, che non si sottrae al modello economico di crescita del PIL, nei dati secondo cui l'Italia, con le crescenti spese belliche (si pensi alla finanziaria 2006), e con una crescita nell'export bellico che fa salire il nostro Paese al settimo posto mondiale nell'export di armi, retrocedendo all'ottavo posto per spese militari complessive. Lo rende noto il Rapporto SIPRI 2007 sulla pace e gli armamenti. A fronte di questa situazione è necessario sì un Trattato internazionale sul commercio di armi, ma anche spezzare il legame che intercorre tra rilancio dell'economia, occupazione e armamenti, in modo che le spese belliche non costituiscano più un alibi per l'incremento del benessere di stati che costituiscono una minoranza numerica mondiale, a discapito di paesi colpiti dalla guerra. Perchè se un sistema economico epr sopravvivere o crescere necessita di ricorrere alla distruzione forse il modello di incremento del PIL come fautore del benessere di stati e popoli è da ripensare nelle sue fondamenta.

martedì 12 giugno 2007

I FURBETTI DEL QUARTIERE (ROSSO)

C'era una volta in cui gli attacchi alla magistratura facevano parte del repertorio ufficiale di Silvio Berlusconi, insieme allo spauracchio del comunismo. Altri tempi, ora tutta l'Unione si rivolta contro i giudici, rei di aver diffuso le intercettazioni sui complotti politici dietro alla scalata al gruppo UNIPOL e RCS - Corriere della sera. Il ministro della giustizia Mastella non esclude "l'invio di ispettori" per tutelare le "prerogative costituzionali dei parlamentari" in attesa che sia varata la nuova legge sulle intercettazioni. E ancora una volta l'intesa sulla condanna delle interecettazioni è bipartisan: il centrodestra, lungi dal strumentalizzare ulteriormente la questione contro i DS (le prime intercettazioni furono pubblicate da Il Giornale), prende le distanze dalla pubblicazione delle intercettazioni, anch'essi per la tutela dei parlamentari, dal momento che sono inquisiti anche parlamentari del centrodestra.
Emerge così una vicenda fatta di sotterfugi e complotti per impossessarsi di gruppi bancari e influenti quotidiani come Il Corriere della Sera a fini elettorali, in cui assumono primo piano i burattinieri D'Alema e Fassino, manovratori di pedine come Fiorani, Ricucci, Consorte, puntualmente inquisiti e in certi casi finiti pure dietro le sbarre.
Si ritorna così a citare il '92, gli avvisi di garanzia, la corruzione del sistema politico. E anche se, si sottolinea, non ci sono contenuti penalmente rilevanti per i politici intercettati, questa vicenda non è che, nelle parole di Lanfranco Turci, un "contributo all'ondata dell'antipolitica" che dimostra chiaramente una cosa: "l'incapacità del bipolarismo a gestire questo paese".

lunedì 11 giugno 2007

EMERGENZA...PARLAMENTARE

Tutto si può dire della classe politica italiana, ma non che ci sappia fare. Il savoir faire, la virtù di districarsi quando la sorte si fa avversa. Visita di Bush a Roma, traffico bloccato. Anche per un senatore. Ma si sa, se il privilegio non ti viene concesso, te ne prendi un altro. E così Gustavo Selva, vecchia volpe che dichiarò di averla raccontata grossa al Colle per legittimare l'invio di un contingente italiano a Nassirya, inviato in realtà solo per gli interessi dell'ENI, si finge male. Arriva l'ambulanza e corri corri allo studio (privato) del cardiologo con l'ambulanza (pubblica). E guarda te le coincidenze: in via Nogaro forse il cardiologo non c'è (amnesia da malore?) ma ci sono gli studi televisivi di La 7. Perchè se c'è il record di astensionismo alle Camere bisognerà pur comparire in altre aule, meglio se televisive, così si unisce l'utile al dilettevole: l'impegno politico e la sponsorizzazione di sè. Ma c'è di più. Il buon Gustav, orgoglioso dello stratagemma, pensa che raccontarlo in diretta tv e lì...paratrac! Il finimondo. "Vergognoso, irresponsabile, indegno, inqualificabile, indifendibile"...e chi più ne ha più ne metta. E giù minacce bipartisan di sanzioni penali, dimissioni, prepensionamento. Insomma il gossip settimanale della politica, ottimo per il chiacchericcio fazioso da sinistra per controbattere ai fondi misteriosi di D'Alema in sud america.
Morale della favola? L'ennesima vicenda di abuso di potere, di ostentazione arrogante di privilegi alle spalle oltretutto di chi poteva veramente, in caso di emergenza, avere bisogno di quell'ambulanza, in un contesto sanitario lento e in aumento di costi, come quello italiano. Ma ciò che ammutolisce di più è la prontezza nello scagliare la prima pietra, da chi gode e abusa degli stessi privilegi ma lapida il primo che ne faccia pubblica ammissione. In un paese dove di politico è rimasto solo il politically correct, il buonismo che accompagna ogni prevaricazione della classe politica.

domenica 10 giugno 2007

TANTO FUMO NIENTE ARROSTO: il G8 sul futuro dell'ambiente e la Decrescita

Il vertice degli 8 governanti dei paesi più industrializzati, il G8, tenutosi in Germania la scorsa settimana, aveva come primo punto all'o.d.g. un impegno comune dei confronti della crisi climatica: l'obiettivo è dimezzare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 per diminuire di 2 gradi centigradi la temperatura terrestre. Il vertice, definito di fronte a Benedetto 16° da G. Bush "successful", ha portato, analogamente a quanto avvenne per il Protocollo di Kyoto, alla mancata disponibilità stratunitense nell'imporre un limite nelle emissioni dei gas serra. Un vertice giustamente successful per il Presidente americano, che, liquidato l'argomento clima, ha potuto concentrarsi sulla questione scudo spaziale con la Russia.
Tuttavia, al di là del mancato accordo, un dubbio sorge sulle iniziative che il G8 intende prendere. Si parla, oltre che della riduzione dei gas serra, di diversificazione delle fonti energetiche, solare, eolico, nucleare, e dell'introduzione degli agrocarburanti. La riduzione progressiva e ventura delle fonti energetiche fossili, a causa del modello economico vigente, fatto di crescita del PIL e consumo, ha già portato, oltre che disastri ambientali, uno stato di conflitto mondiale più o meno violento (si pensi -per citare due casi noti- allo sfruttamento petrolifero iraqueno e le minacce di Putin sul taglio del gas). La soluzione che si vorrebbe trovare è semplicemente sostituire le fonti energetiche, certo rinnovabili, ma inserite nello stesso sistema economico di consumo infinito.
Da questo punto di vista il G8 perde di vista la vera causa e quindi il vero rimedio dei problemi non solo ambientali, ma anche dello stato di tensione del pianeta, ovvero un sistema di crescita che assegna a una minoranza la stragrande percentuale delle risorse e penalizza la maggior parte della popolazione, che quelle risorse le ha (si pensi all'Africa).
Allora forse, dopo 300 anni di sviluppo, di un'idea di attività produttiva basata sulla crescita economica, che ha accomunato, pur nelle rispettive differenze, socialismo e liberismo, è ora di fare un bilancio e una previsione per il futuro. Pensando di contrapporre, al sistema di valori basato sulla crescita del PIL un sistema alternativo, la decrescita.

sabato 9 giugno 2007

PIU' GELATO PER TUTTI (i Senatori)!

L'Italia è l'unico paese in cui, come si affermava ad "Otto e mezzo" qualche tempo fa, non si è riusciti ad arrivare a vere intese bipartisan, che non sconfinassero nell'inciucio o nel trasferimento preventivo (se si sente odore di sconfitta) di polo. Non è vero. I rappresentanti del popolo l'intesa la sanno trovare eccome: un'accordo che colpisce lo stomaco. E così, per nulla ignari dei proclama televisivi "non ci sono soldi, è necessario tagliare, tassare, chiudere...", i senatori reclamano un diritto inalienabile, l'indennità al gelato. E così l'o.d.g. al Senato di giovedì 7 recava una proposta bipartisan, firmata tra gli altri dal senatore Buttiglione (UDC) e Soliani (ULIVO), maschio e femmina, per salvaguardare le quote rosa, per una "richiesta di miglioramento della qualità del Senato": la buvette è sprovvista di gelati. Il documento continua invocando l'adeguazione della vita del Senato "alle normali esigenze della vita quotidiana" , quella che, secondo gli abitanti di Palazzo Madama, un gelato non se lo fa mancare mai. Tanto meno se è aggratis.
Repubblica, che ha pubblicato la notizia, commenta la mozione parlando di desideri connessi all'"essenza corporea e primordiale del potere". Non è bastata la denuncia di Salvi ne "I costi della democrazia", nè "La Casta" di Stella e Rizzo e nemmeno le proposte di legge sui tagli alla spesa del Palazzo per ridimensionarne il Bengodi.
Allora taglia taglia. Cosa? "Le province", "le sovvenzioni ai giornali di partito", "sauna e sala cyclette", giusto perchè "poco utilizzate", e pure i vitalizi parlamentari...ma solo per le giovani leve del futuro. E i 3000 euro l'anno per "viaggi studio". Per non parlare del record di assenteismo dei parlamentari che fanno altri lavori, e percepiscono quindi altri stipendi, pubblicato su lavoce.info.
Certo, è chiaro che "i diritti acquisiti non si toccano", pena "una sflilza di contenziosi", dichiara l'ulivista Albonetti. Insomma tagliando qualche testa si risparmia un pò. Tanto per calmare un pò le acque, prima del prossimo dibattito televisivo. Ma non è possibile far fare una legge che mette in discussione privilegi acquisiti da chi di quei privilegi gode, senza vergogna, da decine di anni. Legge che si tramuterà in un contentino, alle spalle di chi a Palazzo, magari prendeva un unico stipendio per incarichi di ogni tipo.
La politica italiana sta sprofondando in un baratro che non saranno la legge elettorale, nè mozioni fatiscenti, a salvare. La degenerazione del Parlamento, trasformato, coi suoi privilegi e costi, in una caricatura farsesca dell'Italia che fa fatica a sopravvivere, non può che essere arginata dai cittadini, con l'unica arma che la democrazia consente, il voto. E' per questo che un aumento dell'assenteismo alle prossime votazioni non potrà che essere un toccasana per chi vive e vegeta alle spalle altrui, solo grazie al consenso popolare.