lunedì 28 maggio 2007

DALLA RUSSIA CON AMORE

Gli scontri avvenuti ieri a Mosca tra gli attivisti (tra cui i deputati Luxuria e Cappato) che rivendicavano i diritti omosessuali in occasione dell'anniversario del 14° anno dalla depenalizzazione dell'omosessualità in Russia, giudicati dal ministro D'Alema "tollerati e consentiti", ripropongono il problema della costante violazione dei diritti umani in Russia, già messa in evidenza dalla gestione del conflitto in Cecenia e dalle recenti esecuzioni di giornalisti critici del governo del Capo di Stato Valdimir Putin. Ma risalendo poco più indietro non si può non ricordare l'accanimento giudiziario che coinvolse gli oppositori politici di Putin. E mentre una nuova legge eserciterà un nuovo controllo sulle o.n.g., Amnesty International, nel suo Rapporto annuale sui Diritti Umani nel 2007, nel capitolo dedicato alla Russia, aggiunge alla "lista nera" del paese ex comunista anche la discriminazione femminile e l'uso della tortura.
Nonostante la gravità della situazione complessiva sui diritti umani in Russia abbia portato anche alle critiche del Parlamento Europeo, c'è anche il rischio di un riarmo della Russia sotto la minaccia dello scudo spaziale statunitense, proprio alla vigilia delle giornate di attivismo di Amnesty per il disarmo.
Nonostante la mobilitazione di Amnesty e il richiamo del Parlamento Europeo, le critiche alla Rusisa rischiano di rimanere parole senza seguito. A scongiurare questo esito, la soluzione del ministro Bonino è "fare dell'energia, come peraltro gia' previsto, una politica comunitaria, con tanto di voto a maggioranza, perche' questo renderebbe piu' solido il rapporto contrattuale tra Ue e Russia''. A ribadire il filo che lega diritti umani, pace e risorse energetiche: se la situazione diritti umani non è affrontata di petto col Presidente russo per paura di ritorsioni energetiche, allora la stessa arma di "persuasione" può essere utilizzata dall'Europa per la tutela dei diritti umani in Russia.

domenica 27 maggio 2007

VERSO LA FINE DELLA 2° REPUBBLICA? La Casta, l'Antipolitica e il Referendum

Due sono i termini che caratterizzano il panorama politico in queste ultime settimane: “Casta” e “Antipolitica”. La “Casta”, come ben evidenziano Stella e Rizzo nel saggio omonimo, è l’attuale sistema politico, smascherato nei suoi sprechi, nella sua capacità capillare di insidiarsi in ogni settore della vita pubblica e privata, generando poltrone, poltroncine, enti e associazioni, e di autoriciclarsi, come ben esemplificato dal “porcellum” elettorale vigente, o dal Partito Democratico, semplice somma di partiti e personalità anacronistiche, anagraficamente e sopratutto politicamente. L’uscita dalla casta allora non può che essere rappresentata da personalità che alla “politica” non appartengono o la rinnovano, i “tecnici” alla Montezemolo, i “giovani 50enni rampanti” alla Sarkozy, che simbolizzano una classe dirigente giovane e (apparentemente) estranea al teatrino degli interessi di bottega (o di casta) della politica. Argomenti populistici certo, ma che fanno breccia su un elettorato come quello italiano, caratterizzato da un’insofferenza diffusa, accentuata dalla distanza della propria “terza settimana” dall’OdG settimanale del Parlamento. E lo strumento d’uscita da questa situazione non può che essere visto nel referendum, popolare per definizione, che sfoltisca il “magnamagna” di Palazzo verso un sistema bipartitico. Una democrazia moderna come la Francia ha fatto un governo giovane, in tempo record, composto da personalità di spicco, indipendentemente dall’appartenenza partitica: al di là del diverso sistema presidenziale, è un modello da tenere in conto. Quel che è certo, come è stato previsto da Massimo D’Alema, è che ci stiamo avviando a una crisi analoga a quella che fece crollare la Prima Repubblica, tale da disegnare scenari da rivoluzione come quello provocatorio dello scrittore che, a “Porta a Porta”, si auspica l’avvento di un monopartitismo, ovvero una dittatura. Come uscire allora dalla Casta? Con una nuova leadership? Affidandola al “camaleontico” (come l’ha definito Giuliano Ferrara) Casini (con i suoi progetti di “Terzo Polo” e “Grande Centro” alla Bayrou, il candidato centrista francese), o a una nuova “casta” di “tecnici” alla Montezemolo (la cui quantità di cariche farebbe esplodere il conflitto di interessi), o ai giovani rampanti tipo Veltroni? E il referendum bipartitico (con sbarramento al 3-4% e premio di maggioranza al partito con più voti), eliminanerà partitini che condizionano il programma dei governi, darà forse più stabilità ma riuscirà anche a eliminare gli sprechi e il sistema di raccomandazioni?

martedì 22 maggio 2007

GLI INTOCCABILI

Chi pensava che il cambio al vertice della CEI portasse anche un cambio di rotta sui temi etici si illudeva. Coerentemente con le proprie posizioni millenarie, il successore di Ruini, Mons. Bagnasco, non fa passare giorno senza rilasciare le proprie dichiarazioni. Coerentemente alla dottrina della Chiesa si diceva, per non dire, come è stato detto al concerto del 1° maggio, che la Chiesa non si è evoluta in 2000 anni. Il punto che la mancanza di “evoluzione” della Chiesa è una conseguenza diretta della sua natura di portatrice di dogmi, verità assolute nel senso di slegate dal tempo. Non deve quindi stupire che la Chiesa non si adatti alla società attuale, ben diversa, in quanto prodotto storico, da quella in cui il messaggio originario cristiano ebbe origine e diffusione; ma nemmeno può stupire che non accetti contestazioni al proprio messaggio, come mostrano i due recenti casi del concerto del 1° maggio e della trasmissione Anno Zero di Santoro. Per quanto riguarda il concerto, le dichiarazioni del presentatore, per quanto estranee allo spirito della manifestazione, furono bollate dalle gerarchie ecclesiastiche come “terrorismo” termine che non può che apparire inadeguato, nel contesto di una manifestazione sul lavoro, colpito pesantemente nei decenni passati dal terrorismo, quello vero.“Terrorismo” è esprimere un opinione “contro chi parla sempre in nome dell’amore, l’amore per la vita e l’amore per l’uomo” come scrisse l’Osservatore Romano sulla vicenda. E alle dichiarazioni odierne contro i DiCo, Mons. Bagnasco aggiunge l’allarme per l’impoverimento della famiglia italiana. Nel frattempo, si susseguono i tentativi politici bipartisan (Landolfi e Fassino) di non mandare in onda un video della BBC sulla pedofilia clericale da parte di Santoro e Mentana. Questi fatti mostrano la Chiesa muoversi in due opposte tendenze: l’incapacità, o meglio la non volontà, di rispettare le regole del gioco democratico, facendo sentire (legittimamente) la propria voce, ma ostacolando poi che la stessa libertà d’espressione che usa sia usata da altri per criticarne posizioni o comportamenti. Dall’altra parte, il costante richiamo al messaggio cristiano originario, l’amore per il prossimo, la solidarietà per i più deboli. E’ una contraddizione che fa parte della Chiesa che, in quanto istituzione, ha assunto un potere tale da allontanarsi dal messaggio evangelico. Allora forse la possibilità per la Chiesa di superare la crisi che la affligge non è lanciare anatemi contro l’ateismo, il relativismo, la politica, ovvero contro opinioni consentite in uno stato democratico, ma ritornare alla propria vocazione originaria, di amore e solidarietà. A partire dalla solidarietà per le persone in quanto tali, la cui scelta per la convivenza è in certi casi dettata proprio da quella povertà che Bagnasco constata. Ovvero saper mettere le persone davanti all’ideologia.

domenica 13 maggio 2007

DALLA REGGIA ALLA GUERRA: il principe Harry e la mediatizzazione della guerra iraquena

Si avvicina la partenza per l'Iraq del principe Harry, terzo in successione regale al trono d'Inghilterra. Tra le notizie di rinvii per le minacce di Al Quaeda, intenzionata a catturarlo ed esibirlo come "trofeo di guerra", l'appoggio dei commilitoni che hanno dichiarato di voler indossare "parrucche rosse" per sfavorirne l'identificazione e il rapimento, le festine pre-partenza, i tabloid inglesi hanno collezionato un nuovo, redditizio capitolo della soap sulla famiglia reale. Inoltre, il principino verrà ripreso nella sua avventura iraquena dallle telecamere, in una sorta di Grande Fratello iraqueno, dove ad essere nominati però sono solo i civili sotto le bombe.
Peccato che la vicenda del principino che va alla guerra sia tutt'altro che una telenovela, ma si inserisca con estrema superficialità in un contesto come quello iraqueno, fatto di migliaia di vittime civili, oltre che militari. La mediatizzazione della partenza del principe tralascia così di considerare la quotidianità iraquena, fatta di decine di morti e distruzione, che in quanto quotidianità è ben lontana dal costituire uno scoop, una news da vendere. Inoltre, gli scrupoli per la sicurezza del principe, e la sua presenza in Iraq non possono che accrescere l'insicurezza e i pericoli per un'esercito carnefice e vittima di un conflitto senza uscita.
La Casa Reale sceglie così di mettersi in controtendenza all'opinione pubblica, la cui sempre maggiore opposizione al conflitto iraqueno ha portato alle dimissioni venture di Tony Blair.
Ma l'aspetto peggiore della vicenda del principino che va dalla reggia alla guerra per "servire il proprio paese" con tutto il contorno di capricci regali ("o parto o lascio l'esercito", ha dichiarato Harry), è che l'attenzione mediatica per l'Iraq ha ormai raggiunto i toni frivoli che caratterizzano le vicende regali. Il tassello finale di un conflitto che fin dall'inizio, dall'abbattimento delle statue di Saddam Hussein nella presa lampo di Baghdad è stato un grande spot televisivo, finalizzato a vendere una guerra fondata su interessi economici e geostrategici. E come tutti gli spot, anche questo è riuscito a vendere fumo: ma quello di un paese che va a fuoco ogni giorno.

giovedì 10 maggio 2007

FAMILY DAY: E LA FAMIGLIA?

A pochi giorni dal Family day, manifestazione romana organizzata dalle associazione ecclesiali “contro ogni ipotesi legislativa di equiparazione delle coppie di fatto con la famiglia fondata sul matrimonio”, si sprecano le conferme di partecipazione del mondo politico, di chi c’entra talmente con la famiglia “tradizionale” da averne più d’una. Ad ogni azione una reazione: così accanto ai Don Abbondio della situazione, clericali per calcolo politico, ai “moderati” che si dimenticano che “il centro” è relativo a cosa si prende per estremo, ecco il manipolo di contromanifestanti “NO VAT”. Tra clericalismo e laicismo, pro famiglia uomo donna bambino e famiglia uomo uomo bambino ci sono quasi tutti, con un’unica assente: la famiglia. Perchè al Family day la famiglia vera, quella affetta dalla sindrome della “terza settimana” resterà a casa, lontana da ideologie, estranee ai suoi bisogni reali, che la tirano in ballo per lo più per fini strumentali. Tra i due litiganti del Family day l’unica a non godere è proprio la protagonista, la famiglia, in bilico tra promesse fettine di “tesoretti“, di sconticini sulla prima casa, che vede ben lontana dalle proprie priorità l’attribuzione di “famiglia tradizionale” di “coppia di fatto” o di DiCo. Il Family day vuole affermare come “la priorità non sono i DiCo ma le politiche sulla famiglia” dimenticando forse che i DiCo stanziano sgravi fiscali per le coppie: ma forse qui più che le “politiche per la famiglia” sono in discussione la definizione di “famiglia” e le libertà personali, di credo e di scelta. Si accusano i DiCo di mettere in discussione la famiglia fondata sul matrimonio della Costituzione: ma forse proprio l’opposizione ai DiCo mette in discussione la Costituzione, almeno per la sua difesa dell’autodeterminazione dell’individuo e della sua libertà a professare opinioni, credi religiosi e scelte personali senza discriminazione.

mercoledì 9 maggio 2007

UN RINGRAZIAMENTO

Ringrazio chi, seguendo e apprezzando il lavoro di communitaction, ha contribuito a portare il blog in nomination nella categoria "Miglior Z-blog maschile", nel concorso "Z Blog Awards" organizzato da sw4n.net . Un ringraziamento in questo senso non può che andare a bloglibero, cui collaboro e che ha contribuito in maniera determinante a dare visibilità a communitaction. Senz'altro una soddisfazione per un blog aperto solo da 6 mesi, ma sopratutto perchè dà la conferma che i messaggi pubblicati sono passati, ed è questa la cosa più importante: perchè sapere è il primo passo per agire a favore dei diritti.